Storia (non troppo breve) del “Gruppo Puffo”
Il “Gruppo Puffo” nasce come combricola di amici motociclisti nel 1981 (+ o -) … e poco dopo chiude!
L’idea però continuava a piacere e l’allora nucleo del gruppo fondatore decide di riaprire, su altre basi (vedi lo Statuto), cercando come simbolo qualcosa di assolutamente non violento e giocoso. La scelta cade su un Puffo sorridente in moto. La richiesta dell’uso di tale personaggio a Peyo (Pierre Culliford: ci mancherà il suo genio) è stata quasi immediata, come immediata la Sua risposta affermativa, con tanto di dedica autografa.
Il Gruppo si distingue negli anni tra l’84 e metà ’90 per l’intensa attività motoradunistica sia in Italia che all’estero, sopra tutto in Germania, dove si fa il nome di gruppo di gran macina chilometri. Furono anni incredibili, pieni di viaggi anche lunghissimi, di inviti in Belgio, Francia, Germania, Spagna, ovunque in Italia ed Europa.
In quei primi anni c’erano i motociclisti affiliati FMI (federazione) e gli altri (il mondo biker era agli albori). La federazione imponeva l’iscrizione ai propri raduni e l’accettava solo se si era già iscritti alla FMI, negando iscrizione, menzioni e premi a tutti gli altri. Inoltre la federazione allora non promuoveva granché il turismo ma praticamente solo lo sport. Per questi motivi nacquero i gruppi liberi, i free group. Era il periodo in cui ci si chiamava ancora motociclisti (tutti, federati o indipendenti). Ci si prendeva in giro (come oggi) per il tipo di moto posseduto e si finiva sempre (quasi come oggi) ad una tavolata mangiare e bere.
In quegli anni il “Gruppo Puffo” era conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo motociclistico europeo (e tramite un nostro associato pure in Nord Africa). Arrivammo ad essere in 43 e ci si muoveva sempre insieme (anche se mai tutti e 43 contemporaneamente) in amicizia e simpatia.
La diversità nel mondo motociclistico di allora era ben vista, incoraggiata ed apprezzata da tutti.
Ma le cose belle, quelle veramente troppo belle, non durano poi tanto, c’e’ sempre qualcuno che vuole rovinarle per metterci le sue mani e guadagnarci.
Già nel 1992, come “Gruppo Puffo” ci scontrammo con realtà completamente diverse dalla nostra filosofia di amicizia e moto già nel 1992 e proseguimmo, decidendo di non sottoscrivere regole che no nsentivamo nostre.
Avevamo già chiesto nel 2003 di rientrare nelle Giacche Blu d’Italia (il più grande e vitale “movimento” motociclistico extra FMI mai esistito in Italia) un associazione di gruppi motociclistici che avevamo contribuito a fondare nel lontanissimo 1984 e dalla quale il “Gruppo Puffo” uscì nel 1987 per divergenze tra le dirigenze dei Puffi e delle Giacche Blu di allora. Con loro si decise, vuoi per dimostrare le nostre buone intenzioni vuoi anche per dimostrare anche ai più ingoranti che noi esistevamo (ma se po’ ffa cosi’?), di consegnare i nostri simboli alle Giacche Blu. E dopo due anni le Giacche Blu ci accettarono di nuovo al loro interno.
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Tra alti e bassi siamo arrivati a festeggiare 40 anni (al 2023), ancora con la voglia di fare chilometri per andare a trovare amici, fare festa, conoscere nuove persone, luoghi e culture. Sempre con il nostro spirito goliardico e di amicizia, sempre senza violenza ed arroganza, sempre con un pensiero al nostro ispiratore, il papà dei Puffi Blu, più famosi di noi (e meno male!).
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NOTA BENE: Alcuni anni fa, con altri membri nel gruppo, venimmo attaccati dai presunti detentori dei diritti (di un altra nazione) sui personaggi dei Puffi; costoro richiesero soldi, tantissimi soldi, perchè niente altro gli interessava, per i nostri “presunti affari” e poter continuare ad esistere. I membri di allora si avvalsero di un avvocato, diciamo “poco informato”(ok, probabilmente sarebbe meglio definrlo un vero coglione, sempre che tale avvocato esista davvero), che non considerando l’età del sodalizio, non considerando la legislazione Italiana, non considerando la natura “non profit” del gruppo (legalmente costituito da un Notaio e registrato anche presso il Tribunale), consigliò loro di chiudere. Fecero quindi grandi proclami di chiusura per paura di essere denuciati ma non chiusero mai realmente il gruppo, tennero solo un “basso profilo”, facendo finta di cambiare nome. Si può essere d’accordo con loro oppure no [ndr: noi non lo siamo], ma questo successe.
I “vecchi” ripresero quindi in mano la gestione del Gruppo, buttarono fuori quasi tutti gli altri e meno di un anno dopo altri avvocati, seri e ben più addentro la legislazione Italiana, ci indicarono diverse leggi (Art.1161 Codice Civile, parzialmente dal D.Lgs. 10/02/2005, R.d. 929/1942, ce ne sarebbero altre…) che danno ragione a noi ed una, che però andrebbe interpretata dal Giudice al momento, che fornirebbe a NOI elementi per chiedere soldi sui diritti Puffi a costoro. Si tranquillizzino i presunti detentori esteri dei diritti, e pure quelli veri, questo non accadrà mai: il Gruppo Motociclistico “Gruppo Puffo” è nato e resta un organizzazione senza fini di lucro, mai abbiamo guadagnato dal nostro logo e nome se non amicizia per il nostro comportamento. Siamo però pronti a portare in tribunale chiunque voglia toglierci il diritto ad esistere.
Se mai il “Gruppo Puffo” dovesse “fare soldi” o ledere l’immagine gioiosa e giocosa del Puffi originali, allora dovremmo vergognarci e sarebbe giusto farci chiudere.